“Un trattato brillante che gioca ai confini della satira, e che si prende amabilmente gioco, con leggerezza e intelligenza, di tutto quanto sia mai stato partorito dalle nostre menti di esseri fallaci. Il tutto con esiti così esilaranti che è impossibile non perdonarne l’ardimento. Anche perché da questo lavoro sagace traspare, insieme all’ironia, una profonda viscerale passione dell’autore per la materia trattata, una smaliziata e totale sua padronanza. Tutto questo rende il libro adatto non solo ai semplici appassionati ma anche agli addetti ai lavori: a chiunque ami la filosofia, e desideri concedersi un momento di puro giocoso piacere, senza staccare gli occhi dall’argomento prediletto.”

…dalla recensione di Giulia De Sensi per la rivista Glicine.

“Un museografico affresco di uomini e di pensieri che Costa ribalta, smussa, caricaturizza, esaspera, minimizza. Insomma, della satira di questa filosofia fantastica si apprezzano tutti quei procedimenti comici che l’autore dimostra di padroneggiare: sono diversi, infatti, i tipi del comico, diverse le strade, le tecniche del riso, e questa diversità è essenziale, giova moltissimo a un libro di questo tipo che, per natura, deve rimanere guardingo sui rischi di ripetizione. E a scongiurarli, oltre alla varietà nelle procedure comiche, concorre con intelligenza la leggerezza in termini proprio di peso specifico, l’assenza di prolissità, la brevitas e lo stile a volte giustamente aneddotico.

…dalla recensione di Domenico Benedetto D’Agostino per ManifestBlog.

Prefazione di Francesco Vascellari

Quella vecchia volpe del linguista Roman Jakobson, uno dei grandi cervelli della storia occidentale, con esperienze di vita nel mondo sovietico, in quello europeo ed in quello americano, sosteneva che il linguaggio fosse l’esito di un processo di selezione e combinazione. E se – come per alcuni – il linguaggio riflette il pensiero in senso lato, come una conchiglia che incorpori tassonomie del macrocosmo intero, allora anche il pensiero di Francesco Costa, e di questo Manuale di Filosofia Fantastica, è l’esito di un processo di selezione e combinazione.

E da qui alla domanda: come avrà scelto i filosofi l’autore e come avrà deciso la loro combinazione? Lascio questo thriller critico al lettore, e mi limiterò a battere la pista investigativa del follow the money letterario, per giungere ad una qualche conclusione. In una carrellata di definizioni, infatti, sono le reticenze che parlano: ci dicono qualcosa dell’autore. In altre parole, cercherò ciò che Costa non ci dice, per capire da che parte sta. Cercherò quale pensatore è stato risparmiato, almeno parzialmente, nel mazzo dei filosofi alla berlina.

Ed eccola una figura chiave, con la quale – mi sembra – l’autore è tutto sommato assai clemente: quella di Ludovico Wittgenstein. Convocato sul patibolo, nella figura del filosofo ingegnere, viene sufficientemente risparmiato dall’autore e ne esce subito, dopo solo una veloce perquisizione, quasi pulito! Questo indulto, con la pistola fumante di una dedica che in incipit l’autore tributa al buon Ludovico W., quasi una traccia di un killer di filosofi, ci consegna definitivamente la verità che cercavo: l’autore sta con Wittgenstein! Rigetta, sulla scorta del giudizio del filosofo, i viaggi dell’immaginazione, e la filosofia come doxa. Il libro di Costa – chissà se ne sarebbe felice – potrebbe avere come sottotitolo la massima di David Hume: Nothing is more dangerous to reason than the flights of the imagination, and nothing has been the occasion of more mistakes among philosophers.

Sfogliandolo, si sale a bordo di un viaggio spensierato ma caustico della fantasia, un veloce weekend di visita all’immaginario contorto, astruso, delle – sedicenti? – grandi menti dell’Occidente. Quella di Costa è una Animal House della filosofia.

Per dirla con un Hegel modificato, anzi – come direbbe Costa – con un Begel, ecco una galleria di opinioni underground nella quale incontriamo Ematocrito, per il quale l’essere è un cubo leggermente smussato negli spigoli e Piermaria Campanaro, autore della La città del Sonno (nella quale il Dio in questione sarebbe un macellaio con domicilio a Pavullo nel Frignano, la città del sonno, dove tutti dormono e lui, sognando, sogna il mondo e lo mette in moto secondo il suo Intelletto infinito – sic!). E poi il tronfio Emanuele Nonpuò, inventore degli energoumeni e dell’astofristo, e Mars, predicatore del sistema sociale della disparità (avesse saputo che proprio in questi giorni si registra in Francia un nuovo gioco da tavolo, il Monopoli delle disparità). Sorprende anche questo pensatore, Benjamin Castor, in contraddizione con sé stesso nel riconoscimento di entità metafisiche in un mondo – calviniano – popolato da macchine idrauliche, o Michele Dellaquaz il quale, irritato dall’eccessiva fissità dello stesso (linguaggio), inframmezzò i suoi interventi con numeri da circo e urla sguaiate, gli scritti con vignette sconce e poesie. Infine, come questi, ecco che ci sfilano davanti agli occhi grandi pensatori minori, poco noti al pubblico, come Deriso, Talaltro, e molti altri.

Non resta quindi che immergersi nella lettura e percorrere un divertente safari, in questo bestiario filosofico, in questo zoo di pazzi seducenti sotto il tetto comune della Storia, del tempo che passa, di un mondo che forse, con la filosofia, non vuole più stare al passo.

Presentazione di Francesco Costa

Esistono infiniti modi di leggere questo libro. Può infatti venir letto al contrario, saltando le sillabe a due a due, a tre a tre, o pescando a caso lettere qui e lì. Va da sé che la maggior parte di questi modi ne rendono la fruizione piuttosto confusa, o addirittura incomprensibile. Può anche non venir letto affatto.

Per chi volesse arrischiarsi, me la sento comunque di suggerire due vie da battere, a seconda che il lettore sia filosofo eruditissimo o assoluto profano della disciplina. Qui di seguito vengono presi in rassegna i sistemi, le riflessioni, le proposte teoretiche di una manciata di pensatori dimenticati dalla storia. Il cultore della materia vi troverà interessanti spunti per il confronto, oltre che nuova luce per illuminare la strada maestra inforcata da manuali e antologie. Si sentirà infatti certamente stimolato ad allargare la già vasta dimora dei suoi pensieri per includervi questi personaggi strampalati ed inconcludenti, di cui l’indubbia caratura intellettuale non è da meno di quella di chi abbia meritato la ribalta. Al novizio, questo libro servirà invece per stimolare un sano divertimento che sia al contempo l’occasione per avvicinarsi ai ghirigori del ragionamento filosofico e una spinta verso lo studio e l’approfondimento dei sentieri già esplorati. Un uso godereccio del manualetto prevede infatti che si abbia una qualche idea dei tronchi del sapere che hanno generato quei rami impazziti e asimmetrici di cui andiamo a trattare. La storia della filosofia, che è una dignitosa via di mezzo tra il rimestare una vecchia zuppa con il mestolo e l’anatomopatologia, si è infatti curata di selezionare i suoi protagonisti per meriti che non tutti sono disposti a riconoscere. Al contempo, ha seppellito prematuramente intere opere che chiedono a gran voce di essere riscoperte. Lungi dall’accusare lo storico per l’arbitrarietà delle sue scelte, a cui mi affianco sperando di porre un parziale rimedio, accuso il fondamento stesso delle storie. Esse infatti necessitano, per esistere ed essere studiate da discepoli impazienti e trasandati, di grandi potature.